Archivio per febbraio, 2015

agnellohomeNonostante il grande lavoro svolto dagli attivisti in questi anni per ridurre il numero delle uccisioni di animali nei mattatoi, in particolare durante periodi particolari dell’anno, le “celebrazioni” pasquali continuano a rappresentare un picco insanguinato e il primato delle macellazioni va alla Sardegna, al Lazio, alla Puglia poi seguite da Campania e Toscana, le vittime totali in Italia ogni anno sfiorano i 4 milioni.

La nostra sarà una Pasqua Veg In quanto antispecisti e vegani ci opponiamo a ogni tipo di allevamento e di sfruttamento e preferiamo adottare una dieta alimentare scevra di violenza e di crudeltà.

Per fare questo ci affidiamo completamente ai prodotti della terra sui quali impostare la nostra alimentazione

Siamo tuttavia coscienti del fatto che il terribile destino riservato ai piccoli di pecora strappati alle amorevoli cure delle madri per finire con la gola tagliata in una pozza di sangue è uno scenario che turba particolarmente ANCHE coloro i quali non dedicano granchè della loro attenzione alla sofferenza degli altri animali per mano dell’industria agro alimentare

Bene, con questo evento ci rivolgiamo ANCHE a loro e chiediamo a tutti voi invitati di partecipare alla spesa di € 150,00 per l’affissione di 50 manifesti 70×100 sugli spazi appositi gestiti dalla Sistema SRL a Grosseto.

Questa è una iniziativa nazionale organizzata e promossa da Animal Amnesty alla quale aderiamo con entusiasmo.

Le affissioni verranno realizzate il 16 MARZO per quindici giorni.

Vi invitiamo a contribuire con una donazione con le seguenti modalità:

RICARICA POSTE PAY n. 4023600586285530 intestata a Paolo Rossi

DI PERSONA se in Grosseto telefonando o messaggiando il 3281544997

oppure tramite PAYPAL o altra carta di credito seguendo le istruzioni sul nostro profilo KAPIPAL

agnellini

In questa foto la divisione dei piccoli dalle loro madri operata dagli allevatori, gli agnellini, principalmente maschi, marcati con la vernice verde finiranno al mattatoio, i piccoli femmina seguiranno l’angoscioso destino delle loro madri: delle vere e proprie macchine per la riproduzione.

Pe aggiornamenti sull’andamento della raccolta delle vostre donazioni visitare la pagina Facebook relativa a questo evento.

Grazie di cuore per l’aiuto che riuscirete a darci e alla considerazione morale che accorderete agli agnellini  scegliendo di NON COMPRARNE e di NON CONSUMARNE i corpi nè quest’anno nè mai più.

La raccolta parte da €25,00 versati da Carla R. EVENTO su FACEBOOK

QUI il video di TV ANIMALISTA sulla macellazione degli agnelli.

Se avete la possibilità di organizzare una affissione simile in altre città italiane non esitate a contattare Animal Amnesty  visitando la loro pagina web

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Nelle immagini il manifesto che verrà affisso in decine di città italiane quest’anno.

Uno dei luoghi della civiltà umana maggiormente tenuto a distanza dagli sguardi, probabilmente il luogo maggiormente rimosso dall’immaginario individuale e collettivo è quello del mattatoio.

La struttura adibita a questo tipo di attività che è stata costruita all’interno del Polo Industriale del Madonnino, a Braccagni, in provincia di Grosseto non è una eccezione a questa regola.

Questo moderno campo di sterminio è stato realizzato su iniziativa di un Consorzio di aziende locali le quali hanno beneficiato di un contributo regionale a fondo perduto di un milione e seicento ottantamila euro a fronte di una spesa di due milioni e ottocentomila euro complessivi.

Per la Regione Toscana che ha finanziato in larga parte questa impresa, l’atto di assegnare tutti quei soldi pubblici alla MaMar, una azienda specializzata nell’uccisione di animali cosi detti da reddito e titolare del progetto, costituisce un “importante passo” verso una “migliore valorizzazione degli assetti locali dell’economia rurale” di questo territorio.

Nei media locali si è parlato di sviluppo, di occupazione e persino di rilancio di un’area industriale disastrata e desertica, quella appunto dove sorge il mattatoio.

Per gli attori privati coinvolti in questa impresa le aspettative sono quelle relative alla moltiplicazione degli allevamenti in zona così da potenziare la capacità attuale di produzione e di offerta di alimenti carnei ai consumatori locali che lo richiedono.

L’industria della carne è in crisi e questo tipo di operazioni servono anche a scongiurare un ulteriore declino nella domanda. Sappiamo che gli impianti di mattazione esistenti intorno e internamente alla provincia di Grosseto non operano a pieno regime, non c’era davvero necessità di costruirne un altro, le finalità, come abbiamo detto infatti sono diverse.
Ma a noi interessa porre l’accento sugli aspetti etici di un simile progetto, nell’anonimo luogo che vediamo nelle immagini, un mattatoio che sicuramente disporrà di impianti e dispositivi di contenzione, detenzione, uccisione e smembramento dell’ultima generazione, all’interno di questo lugubre luogo, una volta divenuto operativo, si ammazzeranno almeno 12,000 animali all’anno, singolarità che avranno condotto la loro non-vita segregati in qualche stalla o gabbia o allevamento di tipo industriale, totalmente nelle mani dei loro padroni umani i quali avranno stabilito dalla disgraziata nascita di queste creature alla loro fine violenta e sanguinosa ogni singolo aspetto delle loro esistenze, in effetti esseri senzienti trattati come merce, come oggetti da accumulare e da consumare.

Questi animali verranno trasportati qui, al mattino presto o di notte, per non turbare le coscienze di coloro i quali poi ne acquisteranno i corpi, fatti a pezzi e ben ripuliti, resi accettabili alla vista, confezionati dai macellai o nei supermercati.

Nessuna connessione tra il sistema di moderna schiavitù ( gli allevamenti ) i luoghi dove si commette il genocidio quotidiano ( i mattatoi ) e la tavola dove chi consuma questo tipo di alimenti si siede ogni giorno deve essere fatta, nessuna connessione, il vecchio adagio che recita “occhio non vede, cuore non duole” non è stato mai così vero come in tali circostanze.

Di fatto il sistema di allevamento e di sfruttamento degli animali se osservato da qualunque prospettiva, da qualsiasi occhio capace di rappresentarlo criticamente è un sistema di una crudeltà inaudita, un apparato connotato dalla violenza metodica del forte sul debole in ogni sua fase, un sistema di potere che fa presa assoluta sulle proprie vittime che noi chiamiamo DOMINIO.
Il dominio umano si afferma sugli altri animali in differenti forme e con diverse modalità, basta pensare all’industria dell’intrattenimento, alla sperimentazione bio medica, allo sfruttamento affettivo che si impone a determinate specie, alla caccia e alla pesca, ma la violenza efferata e seriale che si compie con ferocia e senza rimorsi per produrre cibo ammonta ad una percentuale che sfiora il 98 per cento di tutti i crimini compiuti ai danni degli altri animali da parte dell’uomo.

Questa situazione obbliga alcuni di noi a porci degli interrogativi e a enfatizzare con tutti i mezzi di cui disponiamo l’indifendibilità di tale brutale forma di oppressione e l’obbligo morale di fermarla.

Al Madonnino, come in altre cattedrali del dominio specista, schiavi non umani, discriminati e oppressi in quanto non facenti parte della specie eletta, creature rese invisibili e riproducibili all’infinito termineranno il loro angoscioso e breve viaggio su questo mondo.

Arriveranno al Polo Industriale nei camion, spesso dopo viaggi lunghi ed estenuanti, senza acqua ne cibo, al freddo gelido o nel caldo torrido e obbligati a scendere senza tanti complimenti, convogliati nei recinti esterni e poi, uno alla volta, verso i tunnel della morte, storditi in maniera adeguata se hanno un briciolo di fortuna, ancora coscienti in altri casi nelle mani degli addetti al taglio della gola, alla rimozione di muso e zoccoli, all’evisceramento….una orrenda catena di smontaggio degna dei peggiori film dell’orrore, un orrore senza eguali dove il sangue, le lacrime, il terrore, la merda, le urla, l’angoscia si levano, si mischiano e si separano dalla carne, dalla fibra, dai muscoli, dalle budella e da altre parti che verranno poi vendute opportunamente ripulite e rese presentabili a quei consumatori che non si chiedono, che non intendono vedere, che non dispongono di una sensibilità tale da consentire loro, appunto, di fare le dovute connessioni.

Non abbiamo bisogno dei mattatoi, dei trasportatori di animali vivi, degli allevamenti, degli stupri industriali per generare nuove vittime, non abbiamo bisogno dell’allevatore e del macellaio per vivere.

Possiamo vivere bene e mangiare con gusto basando la nostra alimentazione sui prodotti della terra, vivere senza infliggere disperazione, violenza e morte ad altri è possibile, per questo vogliamo che posti simili a quello del Madonnino scompaiano o che vengano riconvertiti ad una economia di pace, di solidarietà e di crescita culturale.

Oggi in molti abbiamo deciso di non sostenere più coi nostri acquisti l’industria alimentare tradizionale, abbiamo eliminato dal nostro carrello della spesa tutti quei prodotti derivati dallo sfruttamento degli altri animali.

Altri ancora hanno deciso di dedicare parte del loro tempo e delle loro risorse personali alla lotta per la liberazione delle vittime non umane di questa orrenda macchina di sterminio, giustificata dall’ideologia antropocentrica secondo la quale tutto è lecito nell’interesse della specie dominante e del modello economico accettato.

Il denaro e la creazione di sempre maggiori margini di profitto sono le vere cause di tanta violenza, di tanta indifferenza, del declino dei nostri valori e della valorizzazione dell’umanità che dovrebbe distinguerci dalla bestie ( ci dicono ).

Dov’e’ l’umanità in posti come il mattatoio del Madonnino?

Dov’e’ la dignità e la moralità dei carnefici che lo operano e la rispettabilità di chi finanzia simili progetti di morte?

Dove l’intelligenza e la capacità di riconoscere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato?

Queste qualità non esistono più, in famiglia e a scuola ci hanno inculcato nozioni in diretto contrasto con l’insorgere di sentimenti quali la solidarietà e l’altruismo, sentimenti che noi, attivisti per la liberazione animale, sentiamo fortemente di dover declinare estendendo la sfera della compassione e della considerazione morale ANCHE alle specie diverse da homo sapiens, diverse ma non meno degne di vivere.

Solo il fatto che ogni creatura senziente è capace di soffrire dovrebbe indurre in ogni uno di noi una riflessione e una presa di posizione netta al fianco delle vittime, in opposizione ai carnefici e ai mandanti di tale infame e scellerato progetto di dominio e di distruzione del mondo vivente, per queste ci opponiamo  a tutti i macelli, a tutti gli allevamenti, per questo nel 2015 dobbiamo continuare a batterci contro la schiavitù.
riflessione e una presa di posizione netta al fianco delle vittime, in opposizione ai carnefici e ai mandanti di tale infame e scellerato progetto di dominio e di distruzione del mondo vivente, per queste ragioni siamo venuti qui oggi e vi torneremo presso il polo industriale del Madonnino in provincia di Grosseto, per queste ragioni ci opponiamo a tutti i macelli, a tutti gli allevamenti, per questo nel 2015 dobbiamo continuare a batterci contro la schiavitù.

IMG01447-20150206-1226 Il soggetto nella foto è Isabella, una stupenda pecora tenuta prigioniera dentro una casetta semidistrutta parte del complesso di abitazioni in Via Sforzesca a Grosseto, quartiere Kennedy, zona Aeroporto Civile.
I detentori di Isabella sembra siano un gruppo di Rom che vive in una delle poche casette ancora abitate nella zona disastrata di Via Sforzesca.
Isabella “vive” in solitudine tra macerie e rifiuti nella più totale indifferenza delle autorità e delle altre persone che condividono quegli spazi cittadini, gli altri residenti che non possono non avere sentito i belati continui di Isabella che ai nostri orecchi sono richieste di aiuto.
Le autorità sanitarie, le quali si attiverebbero per prime e con grande zelo in circostanze assai differenti  con ispezioni e visite non sollecitate nei confronti di persone le quali  tengono animali cosidetti da reddito in loro prossimità soltanto perchè ne amano la compagnia o perchè salvati da situazioni di abuso e di sfruttamento, in questo caso non sembrano intervenire.
Beninteso, noi non crediamo che sia più “umano” tenere alcun animale prigioniero in un ambiente più sano sotto il profilo dell’igiene e della profilassi e l’orrore ci colpisce sempre e invariabilmente di fronte a ciò di cui siamo capaci ogni volta che si cerca di giustificare lo sfruttamento degli animali o la loro uccisione in circostanze definite “legali”, ma Isabella è esposta 24 ore al giorno non soltanto ad una disperata solitudine, ma anche al freddo e al gelo, senza un rifugio sicuro dove spostarsi anche perchè tenuta perennemente legata ad uno dei muri interni la sua prigione.
Se per il momento non intendiamo presentare un esposto  è soltanto perchè sappiamo che questo equivarrebbe ad una condanna a morte per Isabella, la quale, essendo detenuta con modalità non conformi alle norme vigenti, verrebbe sicuramente uccisa e buttata in un forno crematorio. IMG01448-20150206-1227
Alcuni attivisti si sono avvicinati a questa splendida creatura e hanno provato a trasmettergli un pò di calore, una qualche ( patetica ) attenzione benevola, è per questo che quei suoi occhi, oltrechè una disperata angoscia trasmettono anche stupore.
Sicuramente Isabella non è abituata ad alcuna attenzione benevola da parte dei suoi carcerieri umani.
Cosa possiamo fare per Isabella in una società che si professa solidale ma che riserva per lei e per miliardi di suoi simili soltanto un destino fatto di violenza, sfruttamento, di apparentemente eterna retribuzione, di indifferenza?
Nella società conclamata civile non c’e’ posto per chi, come Isabella, non gode di diritti se non quello di vedersi attribuito un numero di matricola e una data certa di esecuzione, le nostre città non offrono spazi di vita ai non umani, nessun luogo dignitoso in cui esistere.
Il loro status è quello di merce.
arccircleLa nostra celata comunanza con le creature non umane che ci circondano, la nostra animalità, l’essenza che ci da lo slancio, la volontà, viene repressa e negata dal sistema specista che esercita una presa asfissiante sulle nostre vite, sulle nostre idee, sulle nostre aspirazioni, dalla culla alla bara.
Se davvero la caratteristica principale che ci distingue dalle “bestie” è la nostra supposta umanità, noi sentiamo di continuare a disconoscere quella definizione, in quel costrutto morale e giuridico basato su atteggiamenti discriminatori di specie e su prassi seriali tanto violente quanto universalmente accettate che si distinguono  per  crudeltà ed efferatezza verso tutti quei soggetti che non possono nè sottrarsi nè difendersi da quel tipo di azione.
NOT IN OUR NAME