Cifre ufficiali relative al numero di creature marine uccise ogni anno non esistono in quanto la morte di questi animali viene comunemente misurata utilizzando il peso, ma si tratta di centinaia di miliardi. Trascinati fuori dai mari, intrappolati in enormi reti, i loro occhi spesso schizzano fuori dalle orbite al repentino e inesorabile cambio di pressione, lasciati soffocare lentamente e schiacciati sotto il peso degli altri individui che vanno a formare il “pescato” realizzato dalle navi, flotte delle quali solcano in lungo e in largo ogni chilometro quadrato della superficie marina terrestre.
Le reti dei moderni pescherecci industriali, tanto grandi come degli interi campi di calcio, scaricano tonnellate di pesci sui ponti in sistematiche operazioni di rastrellamento, una volta a bordo molti di loro vengono eviscerati vivi, altri ancora, quelli indesiderati o inservibili dall’industria ittica, rigettati in mare, irrimediabilmente danneggiati nella loro integrità organica, stressati e agonizzanti, trattati come spazzatura. I tonni ad esempio, catturati dagli apparati meccanici a strascico vengono condotti a forza per chilometri e maciullati lungo i margini delle reti.
La sofferenza di questi animali è ben documentata. Ricerche scientifiche hanno provato che i pesci, come tutti gli altri individui senzienti, sono capaci di provare dolore, paura e sono governati a livello nervoso http://www.huffingtonpost.com/marc-bekoff/fish-suffer-and-feel-pain_b_565677.html
Il fatto che queste creature abbiano avuto l’opportunità di vivere la propria esistenza in libertà prima del letale incontro con l’Uomo non rende la loro uccisione meno cruenta, il loro sacrificio maggiormente giustificabile.
Gli allevamenti di pesci funzionano esattamente come quelli destinati alla reclusione e alla schiavitù delle creature terrestri, quegli impianti che “normalmente” forniscono di carne supermercati e macellerie. In quelle prigioni sommerse ai pesci viene negata la possibilità di nuotare liberamente, essi vengono infatti obbligati a condividere pochissimo spazio in acque putride di escrementi e povere di ossigeno. In tali condizioni di non-vita i pesci soccomberebbero alle malattie e allo stress se non venissero periodicamente “trattati” con diversi tipi di farmaci e di antiparassitari per tenere sotto controllo le infezioni, queste ultime con frequenza “sconfinano” causando morie tra i pesci selvatici che vivono in mare aperto e inquinando l’ambiente che li ospita.
Una quantità inestimabile di pesci catturati in mare aperto vengono inoltre utilizzati come mangime per nutrire gli individui prigionieri negli allevamenti, anche quelle specie erbivore tra loro, contribuendo così alla smisurata mattanza e al saccheggio degli ecosistemi che si compiono in nome del profitto dell’industria ittica e per soddisfare una domanda indotta dalle pubblicita’ e dalle tradizioni per tali prodotti alimentari.
Gli animali acquatici non godono di alcuna tutela da parte delle poche leggi e dei pessimi regolamenti esistenti in alcuni paesi che, in misura minima vengono contemplati, a volte adottati, per la macellazione di quelli terrestri.
I metodi di macellazione utilizzati sui pesci di allevamento sono particolarmente brutali, alcuni vengono bolliti vivi, spellati vivi http://laverabestia.org/play.php?vid=3237 altri lasciati fuori dall’acqua fino a che non spirano, altri ancora fatti a pezzi e lasciati sanguinare, senza alcuna anestesia o stordimento, fino alla morte.
Questo video http://suprememastertv.com/stop-animal-cruelty/?wr_id=89 mostra in maniera vivida e documentata il patimento che ANCHE i pesci soffrono sotto le lame dell’uomo.
Studi accreditati hanno mostrato quanto aragoste, astici, gamberi e altri crostacei siano anche loro in grado di soffrire tanto quanto cefalopodi quali polpi e calamari.
Granchi e aragoste subiscono la legatura delle chele https://m.facebook.com/notes/associazione-didee/sugli-astici-detenuti-in-condizione-di-sofferenza-esposto-di-associazione-didee/250432361690959/ ai gamberi vengono amputati gli arti, da vendersi a parte nei mercati. Queste creature sensienti vengono comunemente tenute da vive su dei letti di ghiaccio per “preservarne la freschezza” in pescheria e finiscono la loro tormentata esistenza bollite vive una volta acquistate dai clienti di tali esercizi commerciali.
In certi allevamenti si interferisce perfino con dei tagli eseguiti col rasoio sugli organi riproduttivi delle femmine di alcune di queste specie per ottenere proli più numerose.
Uccidere NON può essere considerato un metodo umano per procurarsi il cibo in nessun caso.
La vita per gli animali, per qualsiasi animale, è loro tanto cara quanto lo è per ogni uno di noi e nessuno si lascierebbe tormentare o uccidere senza cercare di difendersi se si trovasse nella condizione di poterlo fare.
Anche chi sceglie di nutrirsi con carni organiche o derivate da allevamenti a conduzione familiare, chi aderisce ad una dieta alimentare vegetariana che comprende latte e uova, contribuisce ad aumentare il carico di sofferenza e di miseria posto sugli altri animali
http://www.viverevegan.org/images/opuscoli/latte_2008.pdf
Sappiamo che l’unica soluzione al problema dello sfruttamento dei nostri fratelli non umani è quello rappresentato dalla scelta Vegan http://www.vegfacile.info/materiali.html
Attraverso la scelta Vegan possiamo reperire tutto il nutrimento di cui necessitiamo per vivere in maniera sana dai cibi di origine 100% vegetale.
Grazie a http://www.animalaid.org.uk per alcuni dei contenuti di questo blog.
http://worldoceansday.org/
IL GIORNO 8 GIUGNO IN ALCUNE LOCALITA’ A LIVELLO GLOBALE VIENE RICORDATA CON INIZIATIVE DI VARIO GENERE LA DISTRUZIONE DEGLI AMBIENTI MARINI, LA CONTAMINAZIONE DEGLI OCEANI E LO STERMINIO DEI PESCI AD OPERA DELLA CIVILTA’ UMANA.
L’OTTO GIUGNO E’ LA GIORNATA INTERNAZIONALE DEGLI OCEANI, QUESTO E’ UN INVITO A PARTECIPARE AGLI EVENTI CHE SI TERRANNO O A INIZIARE A MARCARE TALE RICORRENZA NEL LUOGO IN CUI VIVI.
NESSUN ATTO DI DENUNCIA E DI LOTTA E’ TROPPO PICCOLO, SE HAI IDEE RIGUARDO QUESTA E ALTRE QUESTIONI E VUOI CONTRIBUIRE AL CAMBIAMENTO IN ATTO CONTATTA I GRUPPI E LE INDIVIDUALITA’ CHE SI DEDICANO ALL’ATTIVISMO NELLA TUA CITTA’.