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Mercy-for-Animals-Nathan-RunkleTJ Tumasse ha trascorso più di sei anni a lavoro nella realizzazione di investigazioni celate all’interno di fattorie, mattatoi  e zoo negli Stati Uniti per conto di Mercy for Animals ( MFA) e di altre organizzazioni. Le sue riprese hanno esposto la verità dei fatti nei luoghi di sfruttamento e sterminio dove si è trovato ad operare ed hanno condotto alla condanna diretta di alcuni tra i responsabili più callosi dei crimini contro gli animali detenuti in questi luoghi.

Adesso, non più attivo sul fronte delle riprese video clandestine, TJ si stà preparando per lavorare su altri progetti insieme ad Animal Legal Defense Fund, una organizzazione che si occupa di fare leva , attraverso il lavoro documentale realizzato in questi anni che testimonia dell’immane sofferenza dei nostri fratelli non umani per mano dell’industria agro alimentare, su una rinnovata etica pubblica così che tale nuova percezione conduca all’introduzione di leggi e normative maggiormente severe nei confronti di chi si rende responsabile di gravi atti di abuso sugli animali.

TJ è passato al vegetarianismo in seguito ad una presa di coscienza sul senso che noi umani assegniamo alla vita e con quanta leggerezza non ne riconosciamo lo stesso valore nelle nostre relazioni con le altre specie. A questo evento drammatico è seguita la scelta vegana dopo la lettura di Animal Liberation di Peter Singer, il quale testo gli ha fatto aprire ulteriormente gli occhi ( e il cuore ) sulla cultura della violenza e della sopraffazione rappresentata dall’ideologia Specista che governa la civiltà umana nell’era del capitalismo globale che stiamo vivendo.

TJ

Presentiamo la traduzione dell’intervista a TJ Tumasse pubblicata on line da The Thinking Vegan il 17 Settembre 2014.

Che cosa ti ha ispirato a diventare un operatore clandestino, che tipo di aspettative avevi quando hai compiuto questa scelta e in quale misura i riscontri che hai documentato sono sovrapponibili a queste?

Per qualche ragione mi sentivo forte e motivato abbastanza per immergermi in questa attività, ero molto giovane e ho dovuto faticare un po’ a mantenermi coerente con la mia identità. Mi sentivo abbastanza preparato per confrontarmi con la realtà delle stalle e del mattatoio per come me la immaginavo, ma da subito mi resi conto che le cose erano molto peggiori per gli animali, molto peggiori di ciò che immaginavo. All’epoca decisi che il miglior modo per lottare a fianco delle vittime dello sfruttamento specista era quello di operare clandestinamente nella raccolta di materiale da far filtrare fuori da questi circoli, mi assunsi direttamente la responsabilità di dare una voce agli animali e ogni volta che mi guardo indietro mi chiedo dove e come io abbia trovato la forza necessaria per realizzare questo delicatissimo tipo di lavoro, un lavoro che ogni giorno mi metteva alla prova duramente esponendo la mia incolumità fisica a possibili incidenti dovuti al contatto continuo con i macchinari in uso in questi impianti. Ho fatto tutto questo così che le persone le quali consumano quotidianamente i prodotti alimentari derivati da questi orribili processi di sfruttamento e di smontamento dei corpi senza alcun ragionamento di natura critica potessero gettare un sguardo “altro” da quello offerto loro dal Sistema.

Sono davvero toccato in maniera vivida dai risultati ottenuti dalle tue investigazioni, in particolare dall’odiosa ricorrenza da parte degli addetti a pratiche di ingiustificabile crudeltà e violenza a spese degli animali presentate dai filmati pubblicati da MFA. Questi documenti video sono terribilmente duri da guardare, quale è stata la tua esperienza nel testimoniare tali scene di depravazione e terrore in prima persona?

L’incubo in cui sono costretti gli animali negli impianti e negli allevamenti industriali non è traducibile in parole. Nessuno, tra coloro che guardano quelle immagini, è in grado di vedere, annusare, gustare o sentire quegli scenari senza trovarsi esattamente contenuti all’interno di quel contesto. Non esistono video, fotografie o narrazioni sufficentemente capaci di trasmettere l’inferno nel quale gli animali vivono ogni momento, ogni giorno della loro vita. Ciò che ho testimoniato in maniera diretta mi ha segnato per sempre.

Come sei riuscito a gestire i tuoi assetti psichici e fisici durante il lavoro undercover , hai forse messo a punto un dispositivo emotivo che consentisse una elaborazione sana delle terribili situazioni in cui ti sei trovato ad operare?

Sono riuscito a non venire travolto dalla realtà attraverso l’ascolto della musica e la ricerca di sostegno emotivo da parte di chi era in grado di offrirlo. Tieni conto che durante lo svolgimento dei turni di lavoro in questi luoghi, data la natura della tua missione, devi apparire come una persona completamente diversa da te stesso, altrimenti non ce la puoi fare. Devi continuamente rinforzare la nozione che ti trovi la dentro per contribuire ad attuare un progetto di denuncia, di innescare un corso di cambiamenti che non potrebbe compiersi senza la miseria personale di dover vedere soffrire in modo tanto atroce migliaia di creature verso le quali tu nutri sentimenti di compassione e di amore.

Come ti spieghi gli abusi sugli animali compiuti dalle persone che lavoravano con te? Da cosa deriva tale atteggiamento di disconnessione emotiva e di deliberato sadismo? Sei mai entrato nell’argomento con qualcuno di loro?

Le persone che lavorano in questi posti non hanno altra scelta che continuare a farlo così da procurarsi i mezzi economici per mantenere le proprie rispettive famiglie. Le aziende che li impiegano impongono loro di operare in condizioni e con dei tempi che trovo disumanizzanti. Sono davvero in pochi quelli che godono a tormentare gli animali e ad aggiungere dolore alle loro già infelici esistenze e, principalmente grazie ai filmati che siamo riusciti a realizzare, intendiamo colpire sia quegli individui responsabili di tali atti che le compagnie le quali gestiscono gli impianti per realizzare un utile. Se togliamo il premio economico, se rimuoviamo il profitto dall’intera equazione, l’abuso degli animali per mano di questi imprenditori finirà. Se smettiamo di acquistare i prodotti ottenuti da questi signori in maniera tanto delinquenziale le loro aziende capitoleranno, per questo divenire vegani è tanto importante.

Cosa diresti a coloro i quali sostengono che gli altri animali non posseggono una coscienza di se stessi, che non comprendono quanto sta loro accadendo, che, in verità, non sono che delle macchine e che quindi possono venire maltrattati e uccisi?

Le persone che affermano tali concetti evidentemente non sono mai state in un mattatoio. Quando guardi negli occhi uno degli animali che sta per essere ucciso, un essere dotato della capacità di avere paura e di percepire la fine imminente, quando li senti piangere, proprio come faremmo noi Umani in circostanze analoghe, ti rendi conto di quanto, come noi, si oppongano alla sorte imposta loro, di quanto desiderino vivere quell’unica possibilità di vita che ha donato loro la Natura. Ho osservato nel comportamento di queste creature molta dignità e nobiltà di spirito anche di fronte alla disperata conclusione che non avrebbero avuto scampo e spero di possedere almeno una frazione della loro caparbia volontà di resistenza quando arriverà il mio momento di congedo da questo mondo. Non è più possibile negare agli altri animali l’abilità di provare emozioni tali quali la paura e la gioia, ed è soltanto attraverso la lente distorta dello Specismo che si continua a farlo.

Ti sei espresso in termini definitivi circa la responsabilità del Sistema per la violenza sistematica che distingue la produzione di cibo piuttosto che focalizzarti nella co-responsabilità degli addetti che la perpetuano direttamente, sostieni inoltre che dobbiamo fare presa con le nostre argomentazioni sui consumatori per minare le potenzialità di realizzo di un profitto da parte delle aziende coinvolte, puoi elaborare ulteriormente il tuo pensiero?

La sofferenza degli animali è sistematica, appunto, in quanto ingranata nell’apparato di dominio che la nutre e che la rende possibile, il motivo di tutto questo è il profitto. Il fatto incontrovertibile è che la domanda per prodotti sempre più economici derivati dallo sfruttamento dei corpi degli animali è la vera responsabile delle conseguenze per questi ultimi. Il meccanismo primario da mettere in discussione è quello che consente la soddisfazione di tale domanda. E’ diretta responsabilità del consumatore divenire consapevole che attraverso i suoi acquisti sostiene una industria fondata sulla schiavitù e sul tormento. Ottenere “condanne esemplari” nei confronti di coloro i quali si rendono direttamente artefici dei peggiori, premeditati abusi sugli animali non farà che fornire un alibi ai consumatori i quali, rassicurati da tali dinamiche, continueranno a consumare prodotti carnei e derivati dallo sfruttamento intensivo degli animali senza alcun rimorso. Abbiamo bisogno di lavorare verso il raggiungimento di obiettivi a più lungo termine, abbiamo bisogno di continuare a mostrare a questi consumatori che con le loro scelte alimentari sostengono un complesso basato sulla violazione dei corpi e sullo sterminio e che queste pratiche sono indiscutibilmente crudeli, non necessarie e che causano immensa angoscia e dolore a dei soggetti senzienti.

mercy 2In molti, venuti a contatto con i documenti video realizzati da attivisti come te, decidono di cambiare le loro abitudini nei confronti di determinate aziende, marchi o metodi di produzione piuttosto che smettere di sostenere l’intero comparto agro alimentare responsabile della violenza sugli animali. Come credi che possiamo trasmettere l’idea che TUTTE le aziende che trafficano animali, che TUTTI i marchi che commercializzano i prodotti derivati dalla schiavitù degli animali, che TUTTI gli allevamenti, che siano questi industriali o a conduzione familiare, sono fondamentalmente imprese indifendibili dal punto di vista etico? Quale strategia occorre raffinare per centrare il nostro obiettivo in questo senso?

Credo che ogni persona abbia la possibilità di comprendere che qualunque creatura senziente possiede il diritto conferito loro dalla Natura a vivere la propria vita. Dobbiamo mostrare al mondo che anche gli altri animali desiderano sottrarsi alla paura e al dolore proprio come noi. Il fatto che da qualche anno il termine Specismo sia presente nei dizionari e che con frequenza la sua essenza maligna venga paragonata a fenomeni quali il Sessismo e il Razzismo dimostra che le cose stanno cambiando in un moto evolutivo anche se molto lentamente. Le modalità impiegate per   ucciderli, i metodi più o meno umani con cui li trattiamo testimoniano COMUNQUE l’oppressione imposta da un ente forte ( l’Umano ) su di un ente vulnerabile ( l’Animale ) e questo rapporto non può che essere sbagliato. La pratica del Veganismo è la chiave di volta e, nonostante la maniera con cui siamo presentati dai media e dai nostri oppositori, non c’è nulla di estremo nell’esercizio della compassione e dell’amore per tutto il mondo vivente.

Per concludere, adesso che non ingaggi più in operazioni celate volte a documentare gli orrori nei luoghi di sfruttamento degli altri animali, quale è il tuo programma per il futuro?

Spero di poter mettere a frutto la mia lunga esperienza per continuare instancabilmente il lavoro a sostegno di tutti i miei fratelli e sorelle altro-da-umani, non la smetterò mai di battermi per loro.

Correntemente sto lavorando con Animal Legal Defense Fund nella progettazione e nell’attuazione di un nuovo tipo di impegno in ambito investigativo. Mi dedicherò all’opera di formazione di giovani attivisti che desiderano intraprendere questo tipo di attività, cercherò di aiutare loro a documentare crudeltà e abusi come ne accadono nei luoghi dello sfruttamento così da sortire nel pubblico che fruirà del nostro lavoro una risposta adeguata al problema dello sofferenza degli animali e a sollecitare una maggiore presa di coscienza in rispetto a quanto di concreto ogni uno può fare per decretare la fine di tutto questo.